Ersy

un artista alla ricerca

Biografia

Nasce a Valmadrera nel 1939, e vive la sua infanzia nel difficile periodo della seconda guerra mondiale. Già da bambino stupisce per la sua capacità di esprimersi nel disegno, proprio per questo motivo, finite le scuole, viene mandato a imparare presso un artigiano, che si occupa di decorazioni. Verso i vent’anni inizia la sua carriera da pittore autodidatta, che porterà avanti fino agli ultimi giorni della sua vita. 

Critica Gino Vlahovic
Da “Pittori a Lecco” 1973
 

La pittura dell’artista Ersy Dell’oro è un analisi intelligente e psicologica del mondo che egli ritrae, cioè dei soggetti e delle vicende che colpiscono la sua fervida fantasia, la sua sensibilità e la sua spiccata necessità di esprimersi attraverso il colore, che costituisce la più marcata e la più bella caratteristica della sua interessante pittura. 

Ersy è un pittore giunto alla sua espressione mediante un’attenta osservazione ed uno studio assiduo delle espressività delle tinte. Il suo linguaggio è limpido, luminoso, morbido, come i sentimenti da cui scaturisce, investendo la personalità dell’artista che sente e porta l’arte nelle vene e nel cuore. 

 

DIZIONARIO CRITICO ARTITALIA
Curato da Mario Monteverdi 


Ersilio Dell’Oro – in arte “Ersy”- è un pittore del tutto personale, che agisce al di fuori delle correnti generalmente classificate, anche se tendenzialmente egli possa essere considerato vicino alle esperienze di tipo surrealista. Quantunque non abbia affatto disdegnato di dedicarsi anche al paesaggio e alla figura con una particolare incisività materica, i suoi temi prediletti vedono figure stilizzate, ora in curiose composizioni agili e articolate, inquietanti pur nell’agilità dei movimenti, ora immerse in scenografici sfondi addirittura ossessivi, che non mancano di riferimenti ai grandi precursori di un surrealismo ben più antico di quello inventato da André Breton. Sebbene autodidatta, Ersy rivela una notevole padronanza tecnica che gli permette la massima disinvoltura di linguaggio. 

 

Critica Rosita Siccardi
Da “Pittori a Lecco” 1973 


Tutti sanno di quali suggestioni sia capace l’arte che da mezzo secolo chiamiamo “surrealismo”. E tutti sanno come questo filone espressivo (pur nella lacerante dialettica che squassa da decenni l’arte in genere) sia il solo a non essere discusso e vilipeso.
Sempre, di fronte ad un quadro surrealista, siamo disarmati, moralmente ed esteticamente indifesi e ciò mi sembra il primo merito di questa pittura. Ersilio Dell’Oro (che firma le sue opere col più breve “Ersy”), propone da anni le sue cosmogonie allucinanti, le sue tenere proliferazioni di sogni: è un’arte densa di significazioni e accadimenti.

 

 Critica Arch. Piercarlo Suzani 

 

L’Atelier di Ersilio Dell’Oro mi fa pensare alle botteghe degli artisti rinascimentali, infinte mescole di colori, pile di prove su cartone, raccoglitori con studi particolari, niente è lasciato al caso, ogni opera è studiata e finalizzata, ad ogni opera dedica studio e applicazione.

Apprezzo nell’artista la ricerca delle forme e dei colori che si esaltano nelle opere ad “Olio” e “Acrilico”, e il suo modo d’intendere l’arte, non solo a livello concettuale, ma anche come prodotto di applicazione e fatica.

La sua numerosa produzione artistica che seguo con interesse da molti anni è approdata in opera recente ad un tratto morbido, finito, ma sempre denso di significati. 

Articolo di Luigi Crimella 

 

Non l’ha mai raccontato a nessuno. Ma Ersy è nato controcorrente. Artista solitario e veemente, padre di famiglia dolce e laborioso, sperimentatore creativo e singolarmente geniale, oggi riassume in sé i termini della contestazione pittorica.

L’arte moderna va per la sua strada, cioè lungo uno stretto sentiero “per pochi intimi”.

La nostra società è di massa, eppure paradossalmente crea un’arte “settaria”, o meglio “di gruppo”.

Fino ad oggi, semplificando per tendenza generale, la pittura aveva avuto un intento didascalico universale: si sforzava di parlare a tutti gli uomini, indistintamente. Tutti potevano riconoscervi qualcosa di proprio; si poteva liberamente interpretarla secondo la propria sensibilità. Questo dono, che l’artista faceva al mondo, sembra stia scomparendo.

Nei meandri del mercato artistico odierno, si gonfiano i nome, le correnti e le rispettive quotazioni per ristretti circoli di iniziati. Pochi fruiscono oggi dell’ultima avanguardia: sono coloro che ne conoscono il codice, e vi si adeguano. Gli altri, gli “incompetenti”, quelli che sgarrano nell’accostamento e nel giudizio, vengono esclusi.

E’ qui, però, che Ersy va controcorrente. 

I suoi quadri includono tutti, perché la sua pittura ha un respiro cosmico.

Non si erge a interprete del mondo; semplicemente ritrae il mondo in cui vive, caricandolo del peso e del pregio della sua trasfigurazione poetica.